
Siracusa appare dimenticata dalla politica. E questo al semplice guardar. Ha fame di buona politica e non, invece di una classe dirigente che amministra alla meno peggio, che non fa nulla per risollevare le sorti, che non riesce a dare nemmeno la speranza ad una popolazione di una città ormai abbandonata al destino dei vinti. Insistono tanti, troppi quartieri trascurati dalla mano pubblica. Quartieri, si fa per dire, come la Mazzarrona, il cosiddetto “Bronx”, fondati per diventare porzioni di città satellite, ma alla fine si sono rivelati luoghi di tristezza e imbarazzo al sol viverci. Sono, in effetti, un modello ghetto come Scampia a Napoli o lo Zen di Palermo, con forte emarginazione, disoccupazione, degrado, violenze silenziose e tanto altro ancora. Non si salva la Borgata, Santa Panagia, Villaggio Miano e il Centro Storico di Ortigia. Ancor più grave è la rassegnazione generale.
E cosa dire delle periferie in balia al degrado, come Fontane Bianche, Fanusa, Terrauzza, Plemmirio, Arenella, Cassibile e Belvedere lasciate al proprio destino, abbandonate. Strade scassate e spazzatura ovunque, rete idrica e fognaria colabrodo. Paghiamo la Tari tra le più alte d’Italia, mentre l’amministrazione comunale studia nel cercar di spillarci ancora quattrini che non abbiamo. La gravità si registra per colpe diffuse dai nostri politici, tutti sordi, ciechi e muti, che non fanno nulla per la rinascita delle zone della città, per renderle più vivibili, più civile.
Insiste, di fatto, la solita questione del voto interessato in Consiglio comunale, come chi cambia bandiera secondo la convenienza della giornata, come il pane caldo. Intere famiglie tagliati fuori, non solo dalle decisioni ma dall’interesse collettivo, come se tutto fosse deciso nel vortice del menefreghismo; siamo stati catalogati cittadini di terza classe e senza speranza.
La buona politica a Siracusa è sparita; non emerge nulla di buono e tutto si nasconde, come se la città fosse tagliata fuori dal mondo intero. E questo vuol dire che i politicanti eletti non hanno una faccia, né occhi per guardare, o voce per spiegarci cosa succede. Non hanno più nulla di solidale pur dovendo occuparsi del destino di famiglie formate da uomini, donne, ragazzi e bambini: esseri umani. La politica è un servizio nobile e non un affaire personale.
Siracusa sul finire degli Anni Settanta e parte degli Ottanta, era una delle città con il reddito pro-capite più alto del Meridione d’Italia. Oggi è una città prossima ad avviare le procedure di fallimento. Senza servizi efficienti, senza un ospedale degno della civiltà moderna, sparita la Camera di Commercio svenduta ai furbi catanesi, senza una politica del turismo capace di far rinascere l’economia del settore, una zona industriale nell’anarchia totale in cui le lobby della chimica e della raffinazione fanno il bello e il cattivo tempo, con il connubio di sindaci accondiscendenti che fanno il gioco dell’oca. Lo sviluppo del turismo e della portualità rimane al palo. Non si riesce nemmeno a captare le risorse economiche messe a disposizione dall’Europa. La disoccupazione è ai massini livelli, mentre nei bilanci comunali i conti non “quadrano” quasi mai. Chi ci rimette sono i cittadini, costretti a vivere in una città in mano a una politica che agisce incurante dei bisogni elementari, semplici dei residenti, del Popolo Sovrano solo per dieci minuti: il tempo di votare.
Concetto Alota